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mercoledì 23 maggio 2012

A mia Sorella

A mia sorella e, da oggi, al mio nuovo fratello.

    Al mondo, non c'è niente di più simile a noi di un fratello o una sorella.

    Loro ci conoscono come siamo sempre stati
    Ci conoscono dentro, profondamente. 
    Conoscono i nostri cuori.  
    Con loro condividiamo scherzi di famiglia, liti, segreti, grandi dolori e gioie immense.  
    Ci comprendono davvero, pur a volte non condividendo i nostri pensieri, ma senza mai giudicare. 
    Il legame invisibile e potente che ci unisce, valica ogni distanza e vince lo scorrere degli anni.


    Per il mondo esterno, tutti noi invecchiamo
    Ma non agli occhi dei nostri fratelli e sorelle.  


    Noi, viviamo al di fuori del tocco del Tempo.




giovedì 17 maggio 2012

E allora, musica!

Ti solletica dietro le orecchie, poi con un brivido scivola giù per il collo, la schiena,
e giù dai fianchi ti solleva.
S’insinua sotto pelle, scalda il sangue, risveglia i sensi.
E il cuore ricorda un battito lontano.

Magica la buona musica.

Alzo il volume al massimo, così, per anestetizzare il fiume di pensieri che si rincorrono nella testa.
La musica, quella barriera, quell’aura, più precisamente quella nebbia leggera tra me e il resto del mondo.
Ascolto la melodia, mi concentro sugli strumenti, sulla voce, sulle note, il ritmo.
E per qualche minuto non penso a nient'altro che a lei: alla musica.

Poco dopo però, succede che con il volume, si amplificano anche le emozioni e tutte le sfumature, le sinfonie, del mio stato d'animo ...
E così, mi arrendo al potere delle note e mi lascio sopraffare ... liberando la tempesta d’immagini che inizia a lampeggiare nella mente, e che mi regala vecchie e nuove sensazioni.


martedì 1 maggio 2012

Una cara, vecchia poesia

Quando arriva il mese di Maggio, non so se per un infantile -imprinting- o che, penso sempre che si tratta del mese in cui si festeggia la "Mamma", tutte le madri.
Personalmente, non credo ci sia scopo più significativo del trovarsi in questo universo, se non quello di "dare la vita", il solo inconfutabile miracolo che siamo in grado di realizzare e, per questo motivo, non credo ci sia festa più sensata di quella stabilita per celebrare tutte le donne madri: le uniche, vere "divinità" in carne ed ossa da adorare.
Alla mia, scrissi una poesia qualche anno fa, per il suo cinquantesimo compleanno, e lascio questo coriandolo per ricordarmi di "santificare" le feste!


Ottobre


A questa d'Ottobre così gaia giornata
per sempre sarò grata.
E' difficile descrivere con parole di figlia
ciò che di te mi riempie il cuore con tanta meraviglia.


     Questi lunghi ed intensi anni,
     che a volte son sembrati un po tiranni,
     seppur più di metà trascorsi insieme, non sono mai abbastanza,
     e mi rendono ora consapevole della loro importanza.


Tu che l'anima mia sei l'unica a vedere
di tutte le mie battaglie vinte sei l'arciere.
Rigogliosa e forte mi sostieni con saggia dolcezza
ad ogni mio vacillare per la più leggera brezza.


     Io, la tua figlia taciturna, che nei diari rifugiava pensieri,
     rimpiango ora, della mia giovane mente, quei silenzi austeri
     e nell'odierna lontananza dipingo in sogno il tuo bel viso
     che rischiara le mie bigie giornate col dolce tuo sorriso.


Quante volte ho invocato il tuo nome, roccia della mia vita
a cui mi afferro con le mie ancora fragili dita.
Smarrita, nei deserti più lontani, sperduta,
tu eri la stella che a casa mi conduceva con la sua luce acuta.


     Che donna meravigliosa sei, quanta grandezza
     offerta alla nostra famiglia in ogni tua tenera carezza.
     Adesso che ti vedo con occhi di adulta,
     a tanta pazienza, tanto coraggio, tanto amore, il cuore mio esulta.


Grazie mamma, perché ci sei in ogni momento della mia vita,
con i tuoi occhi vigili e mai stanchi, la rendi di sicurezza e affetto fiorita.
Le tue parole sono la musica che mi accompagna
ed il tuo infinito ed incomparabile affetto sono il mare che le mie rive bagna.


     Legame vivo ed indistruttibile per il mio sempre sarai.
     Tanti auguri Mamma, forse non lo sai,
     ma ti amerò più di chiunque altro amerò mai.


Mother and child - Klimt Gustav, 1905 
(detail from the three ages of woman)

mercoledì 25 aprile 2012

Profumo di libertà.

Il 25 Aprile ci condanna sempre a trattati politici sul vero significato della celebrazione di questa giornata nel nostro paese...
Io, mi sono sentita libera solo da bambina.
I primi ricordi sono sfocati, ma a colori.
Sole, tantissimo sole. Un mantello di sabbia, terra e aghi di pino sotto i miei piedini nudi.
Gridolini gioiosi di bambini che giocano e mare blu mosso dal vento, sapore di salsedine.
Mia sorella divora una fetta di anguria più grande di lei, mamma dondola su un amaca e il rumore sottile e gracchiante, ripetuto, della Canon di papà che ricarica il rullino per scattare altre fotografie. E aquiloni, aquiloni ovunque.
Sarà stato il 1986... credo. Penso di avere nel cuore la Puglia da allora.
Le indimenticabili ed (una volta) infinite ferie estive di famiglia, in tenda o roulotte, che arrivavano puntuali, ogni estate, a ricordarci il piacere dello stare insieme in posti lontani. In quella regione "gialla" che mio padre indicava sulla cartina. Una volta giunti lì, nuove regole sarebbero entrate in gioco e quelle noiose, per un pò, sarebbero magicamente svanite dalla nostra routine giornaliera.
Cominciavano le incredibili "avventure" con quei due ragazzi trentenni, che con me e mia sorella sembravano divertirsi parecchio, nelle scarpinate su per l'altopiano roccioso a far volare gli aquiloni più in alto, negli improbabili tuffi da metri e metri d'altezza, in golfi naurali creati dagli scogli, o addirittura in gare di scorpacciate di caramelle e partitone a biglie...
Due giganti del divertimento per bambini, mamma e papà.
Quella sensazione di libertà che ti stampava sul viso l'allegria, libertà che veniva dal vivere le giornate perennemente in costume, scalzi. Dall'essere immersi in un ambiente in cui troneggiava il profumo della terra, e del mare e dall'essere cullati dal rumore leggero del fruscio del vento tra gli alberi, e dallo scoppiettio delle onde che si infrngangevano in lontananza sulla battigia. Musica e tamburelli che riempivano l'aria nelle sere a passeggio sotto un cielo trapuntato di stelle. Il cuore leggero.
E' incrdibile come certi ricordi, possano imprimersi così a fondo, tanto da lasciarci addosso sensazioni che possono essere rievocate solo da un profumo, un rumore.
Sarà per questo che mi sono ritrovata a lavorare nel turismo? ...
Ancora oggi, per me, quel posto è pura felicità, e non posso fare a meno di provare una contentezza sottile che mi pervade ogni qual volta vi torno.
La libertà ? Le indelebili estati della mia infanzia trascorse in Puglia.




mercoledì 18 aprile 2012

Un coriandolo di "cooltura"!

Un coriandolo di  "cooltura" preso da una fantastica -nuoker- (per i non addetti ai lavori: http://www.nuok.it/ )

I "sakura" nel tempio Tenryū-ji
I fiori di sakura (桜), il ciliegio giapponese da fiore, sono proprio in questi giorni al massimo della loro fioritura. Da circa metà Aprile fino a metà Maggio la città di Kyoto si colora di rosa e i giapponesi, contemplatori della natura per eccellenza, sono soliti recarsi in determinati templi o parchi per poter assistere al meglio questo spettacolo floreale. In una città come Kyoto sono veramente innumerevoli i luoghi in cui si possono ammirare i sakura in tutto il loro splendore e, uno dei posti fra i più affascinanti e meno conosciuti (almeno fra i turisti), è il tempio Tenryū-ji.

Il Tenryū-ji (天龍寺, letteralmente “drago celestiale”), formalmente conosciuto come Tenryū Shiseizen-ji (天龍資聖禅寺), è un tempio buddista appartenente alla scuola Rinzai-shū (臨済宗). Situato nell’affascinante quartiere di Arashiyama, la zona Ovest di Kyoto, il Tenryū-ji è una tappa fondamentale per chiunque visiti Kyoto, sia per l’importanza storica che riveste, sia per un fatto del tutto estetico.

Proprio come il Kennin-ji (di cui abbiamo già parlato in questo articolo), anche il Tenryū-ji fa parte dei cosiddetti Kyoto Gozan (五山, letteralmente “cinque montagne”), ovvero un gruppo di importanti templi che diventarono una sorta di burocrazia governativa per ristabilire il Paese durante il turbolento periodo Nanboku-chō (1336 – 1392).
Nel 1994 è stato inoltre designato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, come parte dei cosiddetti “Monumenti Storici dell’Antica Kyoto”.

Il tempio venne costruito nel 1339 dal feudatario Ashikaga Takauji (1305 – 1358) sul sito precedentemente occupato dalla villa dell’Imperatore Go-Daigo (1288 – 1339). La costruzione del tempio si concluse solo nel 1945 e il nome Tenryū-ji (letteralmente “drago celestiale”) venne dato proprio in onore al defunto Imperatore Go-Daigo, che pare abbia passato i suoi ultimi giorni di vita tormentato dal sogno di un drago che si librava nei cieli.

Il primo monaco che inaugurò il tempio fu Musō Soseki (1275 – 1351), grande maestro dello zen, nonché geniale paesaggista. I vari giardini che circondano il Tenryū-ji furono ideati da lui stesso. E anche il fatto che oggi è possibile ammirare il fiorire degli alberi di ciliegio all’interno del tempio, lo si deve a lui.

Sublime è la passeggiata attorno al Sōgenchi (曹源池), ovvero  lo stagno davanti alla sala principale (大方丈, ōhōjō). I giardini del tipo Kaiyū-shiki (回遊式, letteralmente “giardino in stile escursionistico”) prevedono infatti che vengano ammirati da diverse angolazioni, possibilmente durante una passeggiata contemplativa.

Ma il giardino del Tenryū-ji è unico anche perché ha elementi proprio di un altro tipo di giardino giapponese, ovvero gli Shakkei (借景, ovvero “scenario preso in prestito”): esso è infatti inserito nell’armonia dell’ambiente circostante esterno (ad esempio le montagne che lo circondano) che diventa un elemento imprescindibile del giardino stesso.

Salendo verso una collinetta che sovrasta il tempio finalmente è possibile ammirare dalla visuale migliore gli alberi di ciliegio. Dal punto più alto è inoltre possibile avere una splendida sul quartiere di Arashiyama, tinteggiato del rosa dei fiori di ciliegio.

La maggior parte degli edifici visitabili sono in realtà delle ricostruzioni relativamente recenti, poiché diversi incendi nel corso della storia danneggiarono gravemente il complesso del Tenryū-ji.
Nonostante la sua storia travagliata, il Tenryū-ji emana un’aura di armonia e bellezza, soprattutto in questo periodo, ed offre una piacevole scappatoia dallo stress quotidiano. Dopo una passeggiata fra i vari sentieri dei giardini del tempio non potrete che sentirvi rigenerati e in pace col mondo. Provare per credere!

mercoledì 11 aprile 2012

Il tempo che verrà

Avevo già ascoltato questa canzone tempo fà, poi oggi mi è tornata in mente ed ho pensato che si addice perfettamente al mio blog, dunque, lascio una traccia!


Il Tempo che verrà




Il tempo fa la storia,
soltanto la memoria ferma un istante nella mente mia.
Perché lui non aspetta,
lui scorre lento e in fretta, non guarda indietro, passa e non si ferma mai.
Non so se c’è una fine
né quanto ne rimane, quello che voglio è provare a non buttarlo via.
Pensando al mio passato
e a quello che ho sbagliato, io mi riprendo questa vita e le occasioni che mi dà.
Senza nessun rimpianto.
Il tempo che verrà,
il tempo che verrà,
il tempo che verrà quanta altra vita ci darà?
Il tempo che verrà,
il tempo che verrà,
se schiaffi o se carezze, cosa mi darà?
Un’ora sembra un giorno,
se aspetto il tuo ritorno, un giorno è un’ora se tu sei vicino a me.
E se si spezza il cuore,
il tempo è guaritore, un fiume in piena porta tutto via con se.
Se mai farò un bilancio,
di questo lungo viaggio, quello che spero è di aver donato un po’ di me.
Con gli occhi forse stanchi
e coi capelli bianchi, ci sarà tempo per quest’anima che tempo non ne ha.
Che cerca eternità.
Rincorre gli anni miei,
con tutti i giorni suoi, ma corre un pò più forte se i miei sogni sono i tuoi.
Poi passa e se ne va,
il tempo che verrà,
se schiaffi o se carezze, cosa mi darà?
il tempo che verrà,
il tempo che verrà,
il tempo che verrà… verrà.

al link che segue la si può ascoltare in musica!
Il Tempo che verrà - Arisa




martedì 10 aprile 2012

Haiku my love!

A volte mi capita di tradurre in Haiku quei momenti in cui vengo travolta da sensazioni e improvvise visioni.
Per in "non addetti ai lavori", gli Haiku (俳句), nati anticamente in Giappone (XVII – XVIII secolo), sono dei componimenti brevi di 5-7-5 sillabe privi di titolo. 
Non è una poesia vera e propria, non è un un aforisma, non è un detto. È solo un semplice pensiero che raccoglie in 17 sillabe un’emozione. 
È un componimento dell’anima, dove tante parole non servono, agisce la delicata e quasi insostenibile leggerezza di una carezza. Un Haiku fotografa un emozione.

L'Haiku giapponese più conosciuto e quello del "vecchio stagno" di Bashō:

古池や
蛙飛込む
水の音
furuike ya 
kawazu tobikomu 
mizu no oto 

Nel vecchio stagno
una rana si tuffa. 
Rumore d'acqua.

Senza la pretesa di poter competere con la poeticità dei grandi del passato, lascio qui qualche mio "Haiku-coriandolo":

Dita e labbra,
brezza al crepuscolo.
Il cuore freme.

Luce sul mondo,
eppure nuove ombre.
Animi bui.

Bambini lieti,
profumo di arance.
Vita che scorre.

La Giardiniera

Dopo tre giorni di trasferta lavorativa, avevo rispedito a casa tutti gli ospiti e vagavo nel cortile assolato dell'albergo per sgranchire un pò le gambe, in attesa dell'arrivo della direttrice per chiudere il conteggio delle camere e dei servizi.
Non molto distante da me si muoveva tra le i vasi e le piante una donnina minuta, sulla sessantina, con lunghissimi capelli bianchi e argento, raccolti in una coda bassa. (Aveva degli occhiali da vista favolosi! Modello "gatta", anni '50 con montatura dorata.)
Quando si volta, e mi vede, io accenno educatamente un sorriso. Allora si avvicina: -Aspetta qualcuno?-
Mi dà del "Lei", ho pensato. Le rispondo che stavo appunto aspettando la direttrice per ultimare il mio lavoro prima di andar via.
-Ah, bene.-
Si guarda attorno furtiva per controllare che nessuno ci stesse osservando e continua: - Lei da dove viene? -
Le spiego in breve che giungevo dalla Città Eterna, anche se le mie origini erano altrove. A quel punto si scurisce in viso.
- Com'è Roma? Quali sono le abitudini della gente che vive a Roma? Cosa fanno le persone lì? Ha notato niente di strano a Roma negli ultimi tempi? Mi hanno tolto tutto, sa? Hanno preso le mie ricerche, i miei libri! Vivevo a Roma io, poi mi hanno trascinata qui. Ho sempre amato le piante e posso guadagnarmi da vivere facendo la giardiniera. Le piante sono un pò come gli esseri umani, lo sà? Noi però siamo meccanica, macchine mosse dalla fisica e dalla chimica, controllate.-
Rendendomi conto che la persona che avevo di fronte, non doveva essere esattamente quella che pensavo, appena due minuti prima, sposto il peso del corpo all'indietro sulla gamba destra e istintivamente incrocio le braccia sul petto, continuando però a guardarla negli occhi.
Lei inclina appena di lato la testa, sorride vistosamente e dice: - Le faccio paura, vero? -
Quella domanda mi aveva colto di sorpresa, ma le rispondo che non ero affatto spaventata.
- Ci controllano, sa? -
Cominciai ad ascoltarla colpita dal fatto che non si aspettava da me alcuna risposta, infatti, un cenno del mio capo le era sufficente per proseguire. Di nuovo si guarda velocemente attorno per accertarsi che fossimo sole.
- Da centinaia di anni. Fanno esperimenti. Ha paura nel sentire queste cose, no? -
Credo, si aspettasse che io fossi davvero spaventata. Libri, Serie TV, film e la mia immaginazione però avevano fatto buona scuola, a dirla tutta nelle sue parole (vaneggi?) non vi era -nulla- di sbagliato.
Piuttosto, faceva fatica a tenere insieme i pensieri, a seguirli in un discorso che avesse un capo ed una coda.
- Ha mai visto Matrix? Il film dico, lo ha mai visto? Io avevo il libro in mano prima ancora che uscisse il film, o il libro da cui è tratto! Ci spostano, ci muovono come vogliono loro per vedere cosa succede a spostare grandi masse di persone da una parte all'altra del pianeta. Non vede che ci sono persone che parlano tutte uguali? Che dicono esattamente le stesse cose da un capo all'altro del mondo? -
Si volta, innaffia dei bellissimi gerani rossi alle sue spalle, poi, come se il mio silenzio materializzasse nella sua mente la domanda, si volta nuovamente verso di me. 
- E' tutto vero, sa? Io parlo di cose vere, che "esistono". Sono un Fisico io, anche mio fratello. Lui però ha ceduto... Perchè se io la vedo, lei "esiste". E la meccanica dei nostri occhi riproduce l'immagine nei nostri cervelli. Come crede che abbiano inventato la TV?  L'hanno inventata nei campi di concentramento! Facendo esperimenti sui nostri occhi! Eh già... gli occhi dicono tutto di un essere umano, studiando gli occhi si riesce a sapere qualsiasi cosa, sà? Le fanno paura queste cose? Lo sa che il pensiero si può leggere, vero? E da tempo anche. Siamo energia, energia che viene sprigionata con il nostro movimento meccanico, e questa energia può essere spostata con le onde. Onde radio. Ma può essere anche fermata, e letta dunque. Ecco perchè danno il visto agli Americani, loro vanno bene, loro vanno benissimo. Li fanno entrare per vedere come la loro energia interviene e modifica la nostra.-
Afferra l'innaffiatoio, si dirige verso il lavandino, lo riempie, e torna.
- Ha notato niente di strano a Roma negli ultimi tempi? -
Di nuovo.
- Ci sono molti stranieri? Ci sono molte morti?-
Provo per la prima volta a dire una parola ma non me ne lascia il tempo.
- Non si nota, eh? Eh già, non si nota. Le faccio paura, vero?-
La Direttrice ci raggiunge, lancia uno sguardo accigliato alla giardiniera e mi chiede di seguirla in ufficio.
Il Fisico, ripresi in mano i suoi atrezzi, mi saluta con un frettoloso e dimesso "ArrivederLa!" e scompare tra le sue piante.

lunedì 9 aprile 2012

La Resa

Sì, mi arrendo.
Scrivere quello che mi frulla in testa è qualcosa di innato dentro di me da che ho memoria. 
Nell'infanzia più che altro disegnavo (e continuo, a volte, a farlo tutt'ora), nell'adolescenza affidavo i miei pensieri e gli eventi delle mie giornate, alle amatissime amiche di penna ed ai miei diari che continuo a conservare come "reliquie". Sarà che per me la -storia- delle persone ha sempre avuto una certa importanza, soprattuto, credo, se si è incondizionaltamente empatici verso gli essei umani in generale.
Poi PC-internet-email, ma anche il lavoro e la freneticità di una vita in una megalopoli, hanno assopito questo tremendo bisogno di mettere nero su bianco il mio tempo che passa. Negli ultimi tempi, tuttavia, questa urgenza ha ripreso a tormentarmi e così, qualche giorno fà, a seguito dell'ennesimo bizarro accadimento, ho deciso. Un blog! Si! Un blog!
Ecco dunque come potrò spargere coriandoli della mia vita qui e là, per lascere tracce colorate da ripercorrere quando mi perderò nella continua ricerca di me...