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martedì 10 aprile 2012

Haiku my love!

A volte mi capita di tradurre in Haiku quei momenti in cui vengo travolta da sensazioni e improvvise visioni.
Per in "non addetti ai lavori", gli Haiku (俳句), nati anticamente in Giappone (XVII – XVIII secolo), sono dei componimenti brevi di 5-7-5 sillabe privi di titolo. 
Non è una poesia vera e propria, non è un un aforisma, non è un detto. È solo un semplice pensiero che raccoglie in 17 sillabe un’emozione. 
È un componimento dell’anima, dove tante parole non servono, agisce la delicata e quasi insostenibile leggerezza di una carezza. Un Haiku fotografa un emozione.

L'Haiku giapponese più conosciuto e quello del "vecchio stagno" di Bashō:

古池や
蛙飛込む
水の音
furuike ya 
kawazu tobikomu 
mizu no oto 

Nel vecchio stagno
una rana si tuffa. 
Rumore d'acqua.

Senza la pretesa di poter competere con la poeticità dei grandi del passato, lascio qui qualche mio "Haiku-coriandolo":

Dita e labbra,
brezza al crepuscolo.
Il cuore freme.

Luce sul mondo,
eppure nuove ombre.
Animi bui.

Bambini lieti,
profumo di arance.
Vita che scorre.

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