Per in "non addetti ai lavori", gli Haiku (俳句), nati anticamente in Giappone (XVII – XVIII secolo), sono dei componimenti brevi di 5-7-5 sillabe privi di titolo.
Non è una poesia vera e propria, non è un un aforisma, non è un detto. È solo un semplice pensiero che raccoglie in 17 sillabe un’emozione.
È un componimento dell’anima, dove tante parole non servono, agisce la delicata e quasi insostenibile leggerezza di una carezza. Un Haiku fotografa un emozione.
L'Haiku giapponese più conosciuto e quello del "vecchio stagno" di Bashō:
古池や
蛙飛込む
水の音
furuike ya
kawazu tobikomu
mizu no oto
Nel vecchio stagno
una rana si tuffa.
Rumore d'acqua.
Senza la pretesa di poter competere con la poeticità dei grandi del passato, lascio qui qualche mio "Haiku-coriandolo":
Dita e labbra,
brezza al crepuscolo.
brezza al crepuscolo.
Il cuore freme.
Luce sul mondo,
eppure nuove ombre.
Animi bui.
Bambini lieti,
profumo di arance.
Vita che scorre.
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