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martedì 10 aprile 2012

La Giardiniera

Dopo tre giorni di trasferta lavorativa, avevo rispedito a casa tutti gli ospiti e vagavo nel cortile assolato dell'albergo per sgranchire un pò le gambe, in attesa dell'arrivo della direttrice per chiudere il conteggio delle camere e dei servizi.
Non molto distante da me si muoveva tra le i vasi e le piante una donnina minuta, sulla sessantina, con lunghissimi capelli bianchi e argento, raccolti in una coda bassa. (Aveva degli occhiali da vista favolosi! Modello "gatta", anni '50 con montatura dorata.)
Quando si volta, e mi vede, io accenno educatamente un sorriso. Allora si avvicina: -Aspetta qualcuno?-
Mi dà del "Lei", ho pensato. Le rispondo che stavo appunto aspettando la direttrice per ultimare il mio lavoro prima di andar via.
-Ah, bene.-
Si guarda attorno furtiva per controllare che nessuno ci stesse osservando e continua: - Lei da dove viene? -
Le spiego in breve che giungevo dalla Città Eterna, anche se le mie origini erano altrove. A quel punto si scurisce in viso.
- Com'è Roma? Quali sono le abitudini della gente che vive a Roma? Cosa fanno le persone lì? Ha notato niente di strano a Roma negli ultimi tempi? Mi hanno tolto tutto, sa? Hanno preso le mie ricerche, i miei libri! Vivevo a Roma io, poi mi hanno trascinata qui. Ho sempre amato le piante e posso guadagnarmi da vivere facendo la giardiniera. Le piante sono un pò come gli esseri umani, lo sà? Noi però siamo meccanica, macchine mosse dalla fisica e dalla chimica, controllate.-
Rendendomi conto che la persona che avevo di fronte, non doveva essere esattamente quella che pensavo, appena due minuti prima, sposto il peso del corpo all'indietro sulla gamba destra e istintivamente incrocio le braccia sul petto, continuando però a guardarla negli occhi.
Lei inclina appena di lato la testa, sorride vistosamente e dice: - Le faccio paura, vero? -
Quella domanda mi aveva colto di sorpresa, ma le rispondo che non ero affatto spaventata.
- Ci controllano, sa? -
Cominciai ad ascoltarla colpita dal fatto che non si aspettava da me alcuna risposta, infatti, un cenno del mio capo le era sufficente per proseguire. Di nuovo si guarda velocemente attorno per accertarsi che fossimo sole.
- Da centinaia di anni. Fanno esperimenti. Ha paura nel sentire queste cose, no? -
Credo, si aspettasse che io fossi davvero spaventata. Libri, Serie TV, film e la mia immaginazione però avevano fatto buona scuola, a dirla tutta nelle sue parole (vaneggi?) non vi era -nulla- di sbagliato.
Piuttosto, faceva fatica a tenere insieme i pensieri, a seguirli in un discorso che avesse un capo ed una coda.
- Ha mai visto Matrix? Il film dico, lo ha mai visto? Io avevo il libro in mano prima ancora che uscisse il film, o il libro da cui è tratto! Ci spostano, ci muovono come vogliono loro per vedere cosa succede a spostare grandi masse di persone da una parte all'altra del pianeta. Non vede che ci sono persone che parlano tutte uguali? Che dicono esattamente le stesse cose da un capo all'altro del mondo? -
Si volta, innaffia dei bellissimi gerani rossi alle sue spalle, poi, come se il mio silenzio materializzasse nella sua mente la domanda, si volta nuovamente verso di me. 
- E' tutto vero, sa? Io parlo di cose vere, che "esistono". Sono un Fisico io, anche mio fratello. Lui però ha ceduto... Perchè se io la vedo, lei "esiste". E la meccanica dei nostri occhi riproduce l'immagine nei nostri cervelli. Come crede che abbiano inventato la TV?  L'hanno inventata nei campi di concentramento! Facendo esperimenti sui nostri occhi! Eh già... gli occhi dicono tutto di un essere umano, studiando gli occhi si riesce a sapere qualsiasi cosa, sà? Le fanno paura queste cose? Lo sa che il pensiero si può leggere, vero? E da tempo anche. Siamo energia, energia che viene sprigionata con il nostro movimento meccanico, e questa energia può essere spostata con le onde. Onde radio. Ma può essere anche fermata, e letta dunque. Ecco perchè danno il visto agli Americani, loro vanno bene, loro vanno benissimo. Li fanno entrare per vedere come la loro energia interviene e modifica la nostra.-
Afferra l'innaffiatoio, si dirige verso il lavandino, lo riempie, e torna.
- Ha notato niente di strano a Roma negli ultimi tempi? -
Di nuovo.
- Ci sono molti stranieri? Ci sono molte morti?-
Provo per la prima volta a dire una parola ma non me ne lascia il tempo.
- Non si nota, eh? Eh già, non si nota. Le faccio paura, vero?-
La Direttrice ci raggiunge, lancia uno sguardo accigliato alla giardiniera e mi chiede di seguirla in ufficio.
Il Fisico, ripresi in mano i suoi atrezzi, mi saluta con un frettoloso e dimesso "ArrivederLa!" e scompare tra le sue piante.

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